Se potessi,
oggi ti darei tutto il tempo che ho.
Non sono figlio di Dio, oggi.
Ho ascoltato attentamente quello che,
i tuoi occhi mi hanno voluto dire.
Sai che hai gli occhi più belli che ho visto?
Perché siamo qui, dove andremo, chi ci porterà via,
non sono domande a cui i tuoi capelli possono rispondere.
Si appoggiano sulle mie spalle,
mentre cerco di spostarli respirando insieme a te.
Insieme possiamo costruire qualcosa di bello,
come il peccato più grande,
come l’attesa più lacerante,
ma difficilmente parleremo di quanto sia dolcissimo,
semplicemente farlo insieme.
Io e te, alle tre,
sono sempre in ritardo,
tu mi aspetti, poi mi segui, poi mi anticipi.
Scivolatene via, perdio.
Vai via, da me e da te.
Lo dico allo specchio.
Non ho il coraggio di dirlo a te.
Bugiardi, amanti,
che ridono di piccole disfatte, sospirano
appena iniziano a fare sul serio.
Posso capire questo fuoco,
capisco cosa sta bruciando,
oggi sono figlio di Dio.
Conosco talmente poco di te,
che vorrei conoscere tutto di te.
Peccatori, io non posso farcela,
io posso solo rifugiarmi,
ancora e ancora, e ancora.
E non lasciarti andare.
Chi non vorrebbe essere felice,
alle tre,
perchè sono sempre in ritardo,
mentre fuori Novembre ingoia
le scontate risposte plausibili
che la vita sta dando?
Ho trovato,
ho cercato per una vita,
queste mani,
che mi chiedono di non perdere tempo.
E io,
che di colpo non sono capace di fare,
quello che tutti gli uomini di Novembre,
vorrebbero fare.
Io,
guardando il biondo dei tuoi capelli,
in uno specchio che cancella tutti i difetti,
voglio fare quello che nessuno farebbe.
Nessuno è come me,
nessuna è come te.
Meno male.
Non ti lascerò mai,
scivolami via, ti prego,
adesso che siamo in tempo,
a non avere ancora tempo per noi,
a non trovarci ad aspettare l’estate,
seduta sulla mia pancia,
seduto sulla mia dolcezza.
Esplodi,
esplodo, mentre arrivo a credere che sia tutto inutile,
se poi finisce tutto qui.
Se potessi, oggi,
ti darei tutto il tempo che ho.
Figlio dell’amore pensato,
prigioniero di Settembre,
fuggivo a Novembre,
prima di scoprire tutta la perfezione,
di un mese infinito.
Annego,
scivolami via ti prego,
lo specchio mi fa annegare,
in tutta la penombra che non posso vedere.
Sai che hai gli occhi più belli che io abbia mai visto?
E io di occhi,
di fame,
di solitudine,
ne ho visti molti.
Seduti su un dolore, appoggiati a un rimorso,
dondolati da un ricordo,
cercavano nelle mie spalle,
tutto il vuoto che avevano dentro.
I tuoi sono profondi,
anche quando, chiusi,
aspettano che mi decida,
a fare quello che tutti gli uomini di Novembre avrebbero fatto.
Io tremo,
spaventato dal pensiero,
di te che mi scivoli via.
Te lo chiedo con tutta la forza,
non andartene ma,
vattene subito,
appena in tempo per aspettare la dolcissima solitudine di Dicembre.