Toglimi la tua pelle,
toglimi anche le tue parole,
penso mentre ti appoggi alla cucina bianca.
Toglimi il fiato,
il cuore
e il ricordo.
Toglimeli,
e mi farai davvero male.
Ma non togliermi,
ti prego,
il tuo sorriso.
Io penso,
mentre ti appoggi
alla cucina bianca,
che non c’è più niente dopo.
C’era qualcosa prima,
mi chiedo.
Io penso,
toglimi le tue calze,
le tue braccia bloccate,
e anche i tuoi capelli.
Toglimi tutto questo,
e ne soffrirò fino a morirne.
Lentamente.
Forse.
Ma se, dopo avermelo dato,
mi toglierai quel sorriso,
perfetto, dal basso dei tuoi piedi nudi,
perfetto, dalla luce dei tuoi capelli,
perfetto, appoggiato alla cucina bianca.
Ma se, dopo avermelo dato,
mi toglierai quel sorriso,
io non saprò più dove andare.
Quel sorriso,
è stata una direzione docile,
il vento caldo del mare,
un abbraccio di due destini,
l’incrocio del silenzio di due occhi.
Quel sorriso,
è un confine.
Quel sorriso
è una luce.
Quel sorriso,
forse,
è la mia fine.