Conosco la strada per tornare da te,
piove e sono senza ombrello.
Cammino non so per dove,
è il vantaggio della domenica.
Conosco le strade che vorrei per te,
portano a una delicata felicità,
che come i fiori,
la pioggia nutre o distrugge.
Nuda e annoiata,
pensa a me.
Senza il tuo sguardo che mi copre,
senza il tuo pensarmi,
sono figlio di questa città,
bravissima a inscenare novembre anche a maggio.
Io e te di strada ne faremo.
Me lo ricorda un messaggio,
che mi dice basta, basta te.
Era una delle ridicole regole che abbiamo rotto,
come le mani di due bambini che rompono orologi antichi,
le regole servono a dar ragione alle paure,
non ci sono servite.
Conosco poco, della perfezione,
vivo in una distruzione disordinata,
nella quale ti muovi delicata,
spostando cose rotte, ricordi ammaccati,
per starmi vicino.
Conosco poco della perfezione,
ho paura della sua felicità,
ma so che tu,
a volte,
assomigli decisamente alla perfezione
di un momento.
La mia perfezione è fatta di piccole cose,
camminare sotto la pioggia,
ascoltare la radio,
abbandonare i vestiti ai piedi di un divano,
sicuro non è un giovedì, la mia perfezione.
Alla sera, fumando appoggiato alla macchina,
nella mia perfezione ci sei tu,
che mi guardi come un bimbo guarda un acquario.
Ridicole, le regole che abbiamo rotto, assomigliano alle tue scarpe, sembravano indispensabili per andare avanti, ho sentito il cuore fermarsi a vedertele togliere, aprendo le gambe alla mia fame.
Piove, in questo week end, sono sempre più difficili, i week end.
Provo a smetter di pensare,
sento gli applausi del pubblico pagante,
rivedo i tuoi sorrisi nelle penombre che abbiamo attraversato spogliandoci in stanze anonime, in notti uniche, per poi finire a iniziare la perfezione, chiusi in una macchina, dai vetri appannati, con i sedili sudati.
Conosco la strada, la faccio a mente,
adoro sapere dove poterti trovare
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